Titolo: LA CARABINA
Regia: Sergio Russo – 1996
Da un racconto di Bernardino Zapponi
Con: Fernando Cerulli, Diego Faccin, Arzu Volkan
Collaboratore alla fotografia: Diego Faccin
Operatore: Paola Jobim
Assistente alle luci: Tamer El Boustany
Organizzazione: Jessica Giaconi
Collaborazione alla produzione: Irma Isela Gomez
Aiuto regia: Erika Pascucci
Edizione: Francesca Dantone
Architetto: Arzu Volkan
Scenografia: Fulvio Sturniolo, Alonso Bayona
Fotografo di scena: Rem Nayar
Trama: Lui punta il fucile una, due, tre volte, ma non spara mai…
Prodotto da: LIBERA UNIVERSITA’ DEL CINEMA DI ROMA (L.U.C.) – Via di Villa Belardi, 44 – 00154 Roma – Tel. 06.45434932 – 349.7123993
La Scuola nasce nel 1983 dalla volontà di alcuni cineasti che hanno fatto la storia del Cinema come Cesare Zavattini, Alessandro Blasetti, Leonviola e Sofia Scandurra, per formare nuovi registi del cinema professionale.
Da anni la LUC si occupa di formare ragazzi giovani nel campo cinematografico permettendo loro di provarsi, sbagliare, correggersi e riuscire, collaborando con i docenti al nostro unico obiettivo:”formare un regista!”. Una scuola pratica dove “IL CINEMA S’IMPARA FACENDOLO”, sotto la guida di docenti, tutti professionisti, che operano da oltre trent’anni nel settore cinematografico e televisivo.
Tra i nostri docenti annoveriamo alcuni vincitori di importanti premi, come il David di Donatello, il Leone d’Oro di Venezia e alcune Nomination all’Oscar.
Sofia Scandurra www.universitadelcinema.it – info@universitadelcinema.it –Vai al promo della Scuola
Un altro corto con ambizioni d’autore. C’è la situazione strana (un potenziale cecchino paranoico che inquadra la famiglia di fronte senza sparare mai), il fucile cui l’attento obiettivo gira attorno, aspettandosi da un momento all’altro una fiammata che non arriva, lo sguardo spietato e spento dell’uomo che inquadra un’umanità banale e distratta, apparendo più un guardone che un killer. C’è anche un errore abbastanza banale, quello della prospettiva della canna del fucile vista in soggettiva, che sempre, fin troppo evidentemente, non coincide con l’asse che dovrebbe avere un occhio attaccato al mirino sulla canna, e che punta ridicolmente verso l’alto.