E’ senza dubbio la canzone “militare” più celebre e cantata della storia napoletana. Accompagnò i nostri soldati al fronte durante la Prima Guerra Mondiale, diventando un simbolo di ardore e coraggio. In effetti il travolgente motivo di Enrico Cannio (l’autore di “Tarantella Luciana”), unito ai versi di AnielloCalifano (autore fra l’altro di “Ninì Tirabusciò“), ha tutti i requisiti per travolgere l’ascoltatore, e ciò giustifica lo straordinario successo mondiale di questo pezzo, assai amato (per la sua straordinaria capacità di presa sul pubblico) dai cantanti di gran voce e divenuto oramai uno dei simboli della musica e gioia di vivere napoletane. Eppure i due autori non avevano mai indossato una divisa!
L’interprete: CICCIO CAPASSO
Ciccio Capasso è uno dei pochi interpreti che affronta il repertorio tradizionale con una chiave interpretativa unica e originale priva di orpelli e retorica e senza ricalcare schemi già collaudati. Con Leo e Perla, Ciccio Capasso lavora al Teatro Regio di Parma, al Carignano di Torino, al San Ferdinando di Napoli, al Verdi di Salerno, al Morlacchi di Perugia, al Giacosa di Ivrea, al Comunale di Città di Castello ed ancora in moltissimi teatri d’Italia ed in Europa. Ciccio Capasso è stato anche compositore di canzoni, con versi quasi sempre in dialetto, forma a lui più congeniale ed espressiva. Nel 1988 è stato uno dei maggiori protagonisti nelle “Serate allo storico Caffè Gambrinus di Napoli”, ideate e condotte da Giuliana Cesarini. Nei suoi concerti-recital ha interpretato i brani di autori ignoti che hanno segnato nell’Ottocento l’epoca d’oro della canzone napoletana. Il suo repertorio è stato vastissimo. Gli autori che ha presentato sono, tra gli altri, Mercadante, Di Lasso, Vinci, F. P. Tosti, Di Giacomo, Viviani, Bovio, Nicolardi, Russo E.A. Mario, Murolo, Gambardella, Staffelli, Cannio, Denza, G.B. De Curtis, Galdieri, Falvo, Totò. E’ scomparso, dopo una lunga malattia, nel 2014. Il poeta: ANIELLO CALIFANO
Aniello Califano fu una straordinaria figura di poeta che animò le notti napoletane nei primi anni del ’900. Era ricco il giovane Aniello. era nato a Sorrento da una famiglia di ricchi possidenti terrieri. Figlio unico, una volta mandato a Napoli, iniziò a frequentare la bella vita e le donne, senza mai lasciarsi sfuggire l’occasione di riempire la sua vita con avventure sempre nuove. Prese a scrivere canzoni sia per una naturale inclinazione, sia per le moine interessate che gli facevano le tante ballerine e attricette che conquistava a suon di soldi. Il musicista: Fu uno dei maggiori compositori del suo tempo, dalla vena felice e estremamente popolare. Fu particolarmente apprezzato nelle canzoni briose e a tempo di marcia, come questa celeberrima “‘O surdato nnammurato”, diventato oramai uno degli inni della canzone napoletana nel mondo.
Era un musicista molto preparato, diplomato in pianoforte e fu un ottimo direttore d’orchestra. Svolse la sua attività musicale sempre a Napoli, collaborando a innumerevoli spettacoli e lasciandoci numerose canzoni di successo, scritte coi più grandi poeti del tempo (Bovio, Murolo, Califano). ‘O SURDATO NNAMMURATO Staje luntana da stu core, Oje vita, oje vita mia… Quanta notte nun te veco, Oje vita, oje vita mia… Scrive sempe e sta’ cuntenta: Oje vita, oje vita mia… |